Premessa - 1) Ieri il blog ha compiuto il suo primo anno e chi mi segue sa
che i miei post sono poco più di un commento alle foto,
quindi questo sarà un eccezione;
2) si parlerà di " quote latte "
La vicenda è balzata agli onori della cronaca nel gennaio '96 in seguito
ad un taglio di quota sfacciatamente fuori legge. L'assegnazione della quota
per la campagna '95-'96, quindi per il periodo 1/4/95 - 31/3/96 doveva
avvenire entro il 31/1/95, a fine dicembre '95 giunge una prima comunicazione
riguardante il taglio del 47% della quota B a campagna quasi conclusa.
Migliaia di allevatori si sono ritrovati fuori quota e hanno deciso di far sentire
la loro voce bloccando per 16 giorni l'aeroporto di Linate.
Le proteste portano all'istituzione di una commissione d'indagine, presieduta
dal generale Lecca della guardia di finanza, che mette in evidenza le storture
del sistema e i numerosi illeciti commessi da chi doveva gestire il sistema, come
ad esempio l'assegnazione di quote a chi non ne aveva diritto.
Nel mirino finiscono anche le principali associazioni di categoria che, a questo
punto, scatenano la battaglia per togliere di mezzo i promotori delle proteste,
ovvero i "COBAS DEL LATTE" e indicano come soluzione al problema
l'acquisto di quote che, essendo insufficienti, raggiungono prezzi esorbitanti.
Un ulteriore presa per il c..o arriva a campagna conclusa con la comunicazione
che porta il taglio della quota B al 75% con effetto retroattivo, quando
ormai il latte è stato munto.
I cobas "irriducibili", oltre a chiedere che l'Italia ottenga più quote dalla
CEE, continuano a mungere, fatturare e ricorrere al TAR e tribunali vari
per ottenere l'annullamento delle multe che puntualmente arrivano,
mentre gli "altri" acquistano quote e, alcuni, vendono latte in nero (non
fatturato) per non incorrere nelle multe.
Il passare degli anni rende sempre più difficile trovare una soluzione che
accontenti tutti, ognuno ha fatto le sue scelte ma va ricordato che la
quota non è un obbligo ma un indicazione produttiva che porta ad una
sanzione solo nel caso in cui l'Italia superi il suo quantitativo di riferimento
rendendo impossibile la compensazione tra produttori.
Negli ultimi anni, purtroppo, si è sempre verificato uno splafonamento
dell'esiguo quantitativo ottenuto a suo tempo dai nostri politici che
l'hanno barattato a livello europeo con vantaggi per altri settori.
Nel 2009 finalmente si ottiene un cospicuo aumento che consente
all'Italia di rimanere in quota e agli splafonatori di essere compensati.
La vicenda potrebbe considerarsi conclusa se non fosse per il fatto che
le multe pregresse vanno pagate.
Lo Stato sembra voler tendere una mano agli splafonatori concedendo
una rateizzazione MA..
(c'è sempre un MA), vuole in cambio il ritiro dei ricorsi..
.....??????.....
Alcuni (pochi) vista l'esiguità della loro multa, aderiscono, altri,
anche per una questione di principio, aspettano le sentenze che ,
come sempre tardano ad arrivare.
Tutto questo per dire che il 16/09/2010 è entrato in vigore il nuovo
codice amministrativo e l'art. 1 dell'allegato 3 stabilisce che per i ricorsi
pendenti da oltre 5 anni bisogna presentare una nuova istanza di
fissazione d'udienza pena la decadenza.
Dopo 14 anni devo affrontare nuove spese per chiedere che il TAR
del Lazio si pronunci.
Senza contare che il "superprelievo" causato dal taglio dei circa
30000 litri di quota B mi sono stati trattenuti nel lontano 1996
dalla Nestlè in veste di sostituto d'imposta.